…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

giovedì 22 marzo 2018

Tu mi sei affine tutto

Tu mi sei affine tutto, da parte a parte, terribilmente e angosciosamente affine, come io a me stessa – senza asilo, come le montagne. (Non è una dichiarazione d’amore: di destino)
Marina Ivanovna Cvetaeva a Boris Pasternak

Nostalgia

In greco, «ritorno» si dice nóstos. Álgos significa «sofferenza». La nostalgia è dunque la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare.
L’ignoranza, Milan Kundera

È strano che io di notte senta così tanto la tua mancanza

È strano che io di notte senta così tanto la tua mancanza visto che non ci sono mai stata con te – ma l'amore invoca puntualmente te non appena chiudo gli occhi – e mi sveglio calda del desiderio che il sonno ha quasi appagato – la settimana scorsa ho sognato che eri morto – e qualcuno aveva scolpito una statua di te e mi chiedevano di scoprirla – e io ho detto che quello che non avevo fatto in Vita non l'avrei fatto in morte quando i tuoi amati occhi non avrebbero potuto perdonarmi.
Emily Dickinson in una lettera a Otis Philip Lord, 1873 (da Lettere d’amore, Il Saggiatore)

giovedì 8 marzo 2018

Ci rassegnamo al momento unico e felice.

Ci rassegnamo al momento unico e felice.
Preferiamo perderlo, lasciarlo trascorrere senza afferrarlo.
Preferiamo perdere tutto,
piuttosto che ammettere che si tratta
della nostra unica possibilità
e che quella possibilità
dura solo un minuto e non una lunga,
impeccabile, esistenza.
Mario Benedetti

Tu

Un solo uomo è nato, un solo uomo è morto sulla terra.
Affermare il contrario è pura statistica, è un’addizione impossibile.
Non meno impossibile che sommare l’odore della pioggia e il sogno
che hai sognato ieri notte.
Quell’uomo è Ulisse, Abele, Caino, il primo uomo che ordinò le costellazioni,
l’uomo che innalzò la prima piramide, l’uomo che scrisse gli
esagrammi del Libro dei Mutamenti, il forgiatore che incise rune sulla
spada di Hengist, l’arciere Einar Tamberskelver, Luis de León, il libraio
che generò Samuel Johnson, il giardiniere di Voltaire, Darwin sulla prua
del Beagle, un ebreo nella camera letale, un giorno tu e io.
Un solo uomo è morto a Ilio, nel Metauro, a Hastings, ad Austerlitz, a
Trafalgar, a Gettysburg.
Un solo uomo è morto negli ospedali, sulle navi, nell’ardua solitudine,
nella camera dell’abitudine e dell’amore.
Un solo uomo ha guardato la vasta aurora.
Un solo uomo ha sentito sul palato la freschezza dell’acqua, il sapore
della frutta e della carne.
Parlo dell’unico, dell’uno, di colui che sempre è solo
Jorge Luis Borges

Pronunci parole

Pronunci parole come fossero alberi
hanno foglie che cantano
e uccelli che si uniscono al sole
il tuo silenzio suscita le grida del mondo
Juan Gelman

Da quando sono finito dentro

Il mondo ha fatto dieci giri intorno al sole da quando sono finito dentro
Se chiedete a lui: “Non se ne parla, è un periodo microscopico...”
Se chiedete a me: “Dieci anni della mia vita...”
Avevo una matita, l’anno in cui sono finito dentro
Si è esaurita a furia di scrivere in una settimana
Se chiedete a lei: “Una vita intera...”
Se chiedete a me: “Ma figurati, solo una settimana...”
Osman, dentro per omicidio da quando sono entrato io
E’ uscito dopo aver scontato sette anni e mezzo
Ha gironzolato per un po’
Poi è finito dentro per contrabbando, ha fatto sei mesi ed è uscito di nuovo
Ieri è arrivata una sua lettera: si è sposato, questa primavera nasce suo figlio....
 Adesso hanno dieci anni, i bambini che sono caduti dal grembo materno quando sono finito dentro.
Ed i puledri nati quell’anno, con le lunghe gambe tremanti,
Sono ormai diventati docili cavalli, con groppe larghe.
Tuttavia gli alberelli di ulivo sono ancora degli alberelli, ancora bambini
 Sono state inaugurate nuove piazze nella mia città lontana, da quando sono finito dentro...
E la gente del nostro palazzo adesso abita in una casa ed in una via che non conosco
 Il pane era bianchissimo e come il cotone, l’anno in cui sono finito dentro
Poi lo si atteneva con i buoni
Da noi, qui dentro,
La gente si sparava per un pezzo di pane grande quanto un pugno e nerissimo
Adesso è di nuovo accessibile, però è nero e senza gusto
 L'anno in cui sono finito dentro era appena iniziata la Seconda
I forni non erano ancora accesi nel campo di Dachau e ad Hiroshima non era ancora stata buttata la bomba atomica
Il tempo è fluito come il sangue di un ragazzo sgozzato
Poi quel periodo si è concluso, adesso il dollaro americano parla della Terza
Nonostante tutto, il giorno si è comunque illuminato, da quando sono finito dentro
Loro si sono raddrizzati fino a metà, schiacciando le mani pesanti sui marciapiedi passando dall'angolo dell'oscurità
 Il mondo ha fatto dieci giri intorno al sole da quando sono finito dentro
E ripeto con la stessa passione ancora un'altra volta
Quello che ho scritto su di loro, l’anno in cui sono finito dentro:
“Loro sono tanti quanti le formiche sulla terra, i pesci nell'acqua e gli uccelli nell'aria.
Sono impauriti, coraggiosi, ignoranti, saggi, dei ragazzini.
E sono loro quelli che riducono in macerie e quelli che creano.
Nelle nostre leggende si parla solo delle loro avventure.
 E il resto
Per esempio il fatto che io sia rimasto dentro per dieci anni
E' tanto per parlare...

Nazim Hikmet