…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

domenica 23 marzo 2014

Tremarella

I poeti e gli scrittori.
Così infatti si dice.
Ma, se non scrittori, i poeti chi sono -
I poeti - la poesia, gli scrittori - la prosa.
Nella prosa può esserci tutto, anche poesia,
ma nella poesia deve esserci solo poesia -
In sintonia col manifesto che l’annuncia
con lo svolazzo liberty d’una P maiuscola,
iscritta nelle corde d’una lira alata,
dovrei, più che entrare, arrivare volando -
E non sarebbe meglio scalza,
che con queste scarpe da quattro soldi,
pesanti, scricchiolanti,
goffa sostituzione d’un angelo? -
Avessi almeno un vestito più lungo, più lieve,
e versi che escono così, dalla manica,
da festa, da parata, da grande occasione,
un dan don,
ab ba ba -
Ma là sul palco guata già un tavolino
da seduta spiritica, coi piedini dorati,
su cui fuma un piccolo candeliere -
Ne deduco che
dovrò legger al lume di candela
ciò che ho scritto a macchina
tac tac tac alla luce d’una lampadina -
Senza preoccuparmi in anticipo
se sia poesia
e quale poesia -
Se del genere in cui la prosa è malvista -
O del genere che è benvisto in prosa -
E qual è la differenza,
percepibile ormai solo nella penombra
sullo sfondo d’un sipario bordò
con frange viola?
Wislawa Szymborska

Al mio posto

Lo so
che tutto è già stato descritto:
l’amore, l’odio, l’ira e il dolore.
Lo so.
Lo so
che ogni parola ha infiniti padroni:
morti e vivi, sinceri e falsi.
Lo so.
Ma so anche
che a nessun altro è dato di vivere me stesso.
Ecco perché a nessuno concedo
di parlare al mio posto.
.Rainer Malkowski

giovedì 20 marzo 2014

Ho amato allora

Ho amato allora il suo corpo e la sua anima.
La sua pelle fu per me la terra ferma;
la sognai come un sesto continente
non ancora riportato sulle mappe.

Ho sognato la baia della sua bocca.

I suoi capelli erano una selva vergine
che apriva il suo mistero minerale ed offusco.
Ho sognato le città dei suoi seni.

I fiumi delle vene che affiorano sulla sua pelle
erano rotte aperte
alla navigazione e al godimento.

Si poteva viaggiare nel suo sguardo.

Nelle bianche pianure delle sue mani
ho coltivato mais e buone relazioni.

Poi non potei stare se non vicino a lei. 
Otto-Raúl González

Cercavi

Cercavi un fiore e hai trovato un frutto. Cercavi una sorgente e hai trovato un mare. Cercavi una donna e hai trovato un'anima 
Edith Sodergran

Dopo il grande dolore

Dopo il grande dolore, viene un sentimento formale-
i nervi siedono cerimoniosi, come tombe -
il cuore rigido si interroga se fu lui che soffrì,
e fu ieri, o quanti secoli fa?

I piedi, meccanici, vanno in giro -
di terra, o aria, o altro -
una via di legno -
divenuti incuranti,
un appagamento di quarzo, come una pietra -

Questa è l'ora di piombo -
ricordata, se si sopravvive,
come un congelato ricorda la neve -
prima il freddo - poi lo stupore - poi il lasciarsi andare- 
Emily Dickinson

Che io ti carezzi

Appoggiami la testa sulla spalla:
che io ti carezzi con un gesto lento,
come se la mia mano accompagnasse
una lunga, invisibile gugliata.
Non sul tuo capo solo:
su ogni fronte che dolga
di tormento e di stanchezza
scendono queste mie carezze cieche,
come foglie ingiallite d’autunno
in un pozza che riflette il cielo. 
                                        Antonia Pozzi

Io non ho detto loro di te

Io non ho detto loro di te

ma essi videro

che ti lavavi nelle mie pupille

io non ho parlato loro di te

ma essi ti hanno letto

nel mio inchiostro e nei miei fogli. 

 

Nizar Qabbani

Non ho quiete

Non ho quiete, non ho pianto leggero,
non ho quella dischiusa meraviglia
che chiama fiore, non ho tempo
di decifrare gli aridi messaggi
del mio tempo dannato, mi arridosso
al mio muro di futile speranza,
arrossendo se mai tu mi perdoni.
Alda Merini

martedì 18 marzo 2014

Ti resto accanto anche quando non mi vedi

Ti resto accanto anche quando non mi vedi.
E cerco di capire, tu che un giorno sei una rosa e quello dopo sei una spina. Ti resto accanto in questo tempo indefinibile, nel tempo che ti prendi per pensare, per trovarti e intanto se la ride, passa e se ne frega. Tempo troppo breve se ci scappa da ridere o da vivere, tempo troppo lungo se ti fai aspettare. Se ti volti non mi vedi. Neanche avanti non mi vedi. Io sono al tuo fianco, senza spingere né tirare, nel posto in cui ti puoi appoggiare quando perdi l’equilibrio. Di fianco, per dirti all’orecchio che ti voglio bene, per non perderti di vista neanche quando ti allontani. Di fianco, per non oscurare la tua luce, per non coprire la strada che vuoi fare, per solleticarti se ti chiudi nei pensieri. E non occorre che allunghi la mano per cercare la mia, non l’ho mai mollata. E non occorre che allungo la mano per cercare la tua, è sempre stata nella mia.
—  Enrico Cattani

Berlino 1960

Berlino, 1960
In questa stagione calda penso a te
la tua nudità il tuo collo il tuo polso
il tuo piede sdraiato sul divano
come una rondine bianca
quello che mi dicevi

in questa stagione calda penso a te
non so che cosa penso di più
quello che vedevo con gli occhi
il tuo collo il tuo polso il tuo piede nudo
oppure quello che mi dicevi
donandoti a me

in questo calore giallo penso a te
in questo calore giallo in una stanza d’albergo
pensando a te
mi spoglio della mia solitudine
della mia solitudine che somiglia alla morte.  
Nazim Hikmet

La tua pelle

La tua pelle
la saggezza della tua pelle
recondita freschezza
la malattia della tua pelle
antidoto
risurrezione umida
le parole della tua pelle
rauca grave e oscura
il territorio della tua pelle
sconosciuta
la tua pelle leggiadra
precisa pelle
le cicatrici
e il pianto della tua pelle
mogano
la pelle più segreta
il miraggio della tua pelle
risvegliata tortura
la pietà generosa
della tua pelle
sensibile
i nervi della tua pelle
fino a dire basta
fino a riempire la stanza
invadere la città
coprire tutto quello che
guardo
vedo
tocco.
Juan Gustavo Cobo Borda

Le ceneri

Che aspetto io qui girandomi per casa,
che s'alzi un qualche vento
di novità a muovermi la penna
e m'apra una speranza.
Nasce invece una pena senza pianto
né oggetto, che una luce
per sé di verità da sé presume
- e appena è un bianco giorno e mite di fine inverno.
Che spero io più smarrito tra le cose.
Troppe ceneri sparge attorno a sé la noia,
la gioia quando c'è basta a sé sola.
Vittorio Sereni

Notre Dame Notre Dame

Una, la donna, o innumerabile?
Non può il cuore deciderlo,
la conoscenza non è salda.
                                     Fuori
e dentro la vita
si tendono l'una verso l'altra
loro dalla loro eternità,
                                 non giungono
esse però
              a stringersi la mano,
si frappongono cascate
di forza non rappresa,
                                sfaceli
di età non conosciute le dividono
l'una dall'altra e tutte da me
che guardo stupito quella maschera
bruciare di una fragile
e vibrante identità
e mi perdo nel mare di luce che le è dietro,
in quello straripante lievito
azzurro della muliebrità oppure in me medesimo?
Mario Luzi

Il lenzuolo di sopra

Mi sono messo, piegato con cura
tra la biancheria dell’armadio
Hai tolto le lenzuola per il letto
e mi hai steso come lenzuolo di sopra
Sei scivolata sotto
e ti ho coperta centimetro per centimetro
Poi ci ha travolto l’uragano
e siamo caduti ansimanti nell’occhio del ciclone
Adesso giaci sudata
con lo sguardo fisso al soffitto
e il lenzuolo di sopra ancora impigliato tra le tue gambe.
Óscar Hahn

sabato 15 marzo 2014

Il desiderio

Il futuro e l'ordine sono luoghi inospitali,
perché il pavimento è freddo e non si può
camminare scalzi né dimenticare i vestiti.
Un posto a tavola, le forchette sporche
e i bicchieri vuoti, una ragione di stato
sentimentale, un corpo
vestito solamente con i numeri pari.
Questo è l'ordine.
Ed è anche l'ombra
che va due passi davanti
per raffreddare il pavimento che c'è dietro la porta.
Una casa distrutta,
un ordine successivo e i vetri rotti.
Questo è il futuro. Non si può
camminare scalzi né dimenticare i vestiti.
Ma esistono luoghi intermedi,
passati e presenti con luce d'avvenire,
città di frontiera,
navi ancorate sugli scaffali
e bagliori di porti nella notte
e nomi sulle cartine.
Vivere con lo sguardo pensieroso
o nelle affabulazioni che si conservano
sotto i polpastrelli delle dita,
quando il tempo diventa volontà
e va verso il Sud
con l'obbedienza di uno schiavo,
senza pensare, perché tutto è pensiero,
senza amare, perché lui stesso
è l'amore e si confonde
come luce nella luce,
come passaggio d'acqua
nelle ingovernabili correnti dell'oceano.
Luoghi intermedi,
albe di giugno a volte condivise
in prima persona plurale.
Luis Garcìa Montero

La speranza

Non a causa della vita,
bensì dell'aumento di leggende,
di canzoni e miti
di cui ho avuto bisogno per vivere,
ho imparato che l'inverno con le sue piogge metalliche
non sfocia mai
negli hotel della primavera,
solo nel fiore dell'autunno
di una passione completa.
Ma l'inverno ha segreti da conservare.
Mentre la nebbia della strada cancella
i limiti del mondo,
ci sono luci che si avvicinano dal retrovisore
come un ricordo
e mi sorpassano veloci
in cerca del futuro.
Non so,
semplice questione casuale
o forse ricompensa.
Ma nuovamente lì
la presagita
luce d'aprile sulle campagne.
Luis Garcìa Montero

Cancion amarga


Se l’amore fosse nella carne

Se l’amore fosse nella carne, lo brucerei con ferro rovente e sarei in pace..
Ma è nell’anima, inaccessibile..
 K h a l i l  G i b r a n

Poesia d’amore

Il vento vacilla esaltato e porta
foglie sugli alberi del Parco,
l’erba è già intorno
alle mura del Castello, i barconi
di sabbia filano sul Naviglio Grande.
Irritante, scardinato, è un giorno
che torna dal gelo come un altro,
procede, vuole. Ma ci sei tu e non hai limiti:
violenta allora l’immobile morte
e prepara il nostro letto di vivi.
Salvatore Quasimodo

Che breve notte

Che breve notte, amore. Un raggio
di  luce è già sulla tua fronte,
nei tuoi capelli di madonna bizantina:
e dai carrozzoni lungo il fiume
assale antiche radici
la voce dei giovani nomadi, funamboli
di gramo pane e di parole murate nello sdegno.
Riconosco il fanciullo che sul Bosforo di Sicilia
gettava la sua solitudine di isolano
isolato. Ma tu ti svegli, bellissima.
Bruna e bruciante mi svegli
a nuova vertigine; scavato d’ansie e di sangue
mi trascini nel buio, senza memoria.
Qui vivo forse la mia ultima vita.
Salvatore Quasimodo

Mi chiedi parole

Mi chiedi parole. Ma il tempo
precipita come un masso sulla mia anima
che vuole certezze, e più non ha sillabe
da offrire se non quelle silenziose
del sangue legate al tuo nome,
o mia vita, mio amore senza fine.
Salvatore Quasimodo

mercoledì 12 marzo 2014

Io sempre in prima fila quando c’è da sperare

Dicono tutti:
“Ah, la voluttà del proibito!”
Io non capisco.
Io non ho mai cercato che il permesso,
le porte aperte,
le stanze calde,
e come arrivare alla sala del trono.
Io sempre in prima fila
quando c’è da sperare,
sempre in ammirazione
per chi fa qualche cosa,
forse, mi dico,
mi prenderà con sé,
poi son delusa a morte e mi ubriaco
di utopie e apocalissi.
Per fortuna gli altri non lo sanno,
i cari altri
che tutto possono,
da cui tutto dipende:
io sono peggio del cucciolo che sbrana
il cuscino, la cuccia
se lo lasciano a casa,
io sbrano anche me stessa.
Anna Maria Carpi

Senza titolo

Mattine disastrate, sola in casa, avanti e indietro scalza dal computer al frigo per trovare una frase nel rhum nel whisky, e non so mai quanto, scrivo anche mail, confondo i destinatari e dico ciò che non dovrei mai dire perché il mondo ha i suoi usi e una decenza. Io non l'ho appresa.
Non mi contengo
come fanno gli altri,
io cerco di spiegargli
la mia rovina e so che non si spiega,
e quando è mezzogiorno trasalisco,
devo tornare all'ordine,
vestirmi, mascherare
il caos in cui mi è parso di danzare – ma se è l'unica
felicità che ormai conosco!
Sei…sei in te? osserva gentilmente
il mio compagno a tavola.
Non è severo, solo non capisce. Lui non si chiede
che senso abbiano i giorni –
ovvero sì: nessuno.
Ma io non posso crederci.
Anna Maria Carpi da "L'asso nella neve"

L'amore si fa


lunedì 10 marzo 2014

Ti amai

Ti amai e amandoti
solo te non vedevo…
eri il cielo e il mare, eri la notte e il giorno
Solo quando ti persi
Io ti conobbi…
Quando ti avevo innanzi
Al mio sguardo perduto
Non eri la mia amante
Eri l’universo
Or che non mi appartieni,
sei solo della tua grandezza.
Mi eri lontana nell’anima,
per questo non ti vedevo…
Presenza in me così quieta,
che non la sentivo.
Sol quando l’esser mio ti perse
Vidi che non eri tu.
Non so cosa eri. Credo
Il mio modo di guardare,
il mio sentire il mio ardore
il mio modo di pensare…
Eri l’anima mia, fuori
Dal Luogo e dall’Ora…
Oggi ti cerco e piango
Per poterti ritrovare
Neppure ti rammento
In qual modo ti amai
Né fosti un sogno mio
Perché ti piango io?
Non so… Ti persi e oggi sei
Reale nel mondo de reali…
Come l’ora che fugge,
fuggi e tutto è uguale
a se stesso e è così triste
ciò che vedo che esiste.
In quale spazio fittizio,
in quale tempo immoto
fosti il cilicio
che io, nella fede chiuso,
non sentivo e oggi sento
che mi desto e non mi mento…
E le tue mani, tuttavia,
sento nelle mie mani,
il nostro sguardo fisso e muto
quanti momenti vani
al di là di noi visse
né nostro, tuo o mio
Quante volte sentimmo
Con l’anima il nostro contatto
Quante volte seguimmo
Per il cammino astratto
che v’è tra anima e anima
Ore quieta calma!
E oggi mi domando
Chi fu che amai, baciai
Con chi persi la fine
Dei sogni che sognai…
Ti cerco e neanche vedo
Il mio stesso desiderio
Cosa fu reale in noi?
Cosa fu in noi sogno?
Di cosa, di che voce Noi fummo
La doppia eco ridente
Che unità avemmo?
Che cosa perdemmo?
Noi non sognammo. Eri
Reale e reale ero io
Le tue mani – cosi sincere…
I miei gesti – così leali…
Tu e io fianco a fianco…
Questo… e questo finito…
Come vi fu tra noi amore
E cessò di esservi?
So che oggi è vago dolore
Ciò che allora era piacere
Ma non so che passò
Su noi e ci destò
Ci amammo davvero?
Ci amiamo ancora?
Se ci penso vedo che eri
Quale sei ora… e finisce.
Tutto ciò che fu amore;
così quasi senza dolore.
Senza dolore… Stupore vago
D’aver dovuto amare
Quasi mi ubriaco
Al solo pensarlo
Cosa mutò e dove?
Cosa in noi si nasconde?
Forse senti come me
E non sai dirlo
Essere è essere nostro velo
Amare è coprirlo,
oggi che ti lasciai
so che ti amai…
Siamo la bruma
E all’interno vediamo
Cadono una a una
Le comprensioni che abbiamo
E restiamo nel freddo
Dell’Universo vuoto
Che importa? Se ciò che fu
Tra noi fu amore,
Se per amarti mi duole
Non amarti più, e il dolore
Ha un senso intimo,
niente sarà perduto…
E oltre noi, nell’Adesso
In cui non siamo veli
Vivremo l’Ora
Voltati verso Dio
E nel silenzio
Comprenderemo tutto.
Fernando Pessoa

Scende la nebbia

Scende la nebbia dalla montagna,
scende o nasce o un non so che…
L’anima mia è a tutto estranea.
Quando vede, vede che non vede.
Meglio la nebbia che la vita …
Scende, o sale: e esiste.
E io non so in che consiste
l’emozione creder vissuta,
e, senza volere, sono triste.
Fernando Pessoa

Statua

Sono stanco di sondare il tuo segreto:
nel tuo sguardo incolore, -freddo scalpello-
ho spezzato il mio sguardo, dibattendolo,
come l’onda sulla cresta di uno scoglio
Segreto di quest’anima, e mio esilio
E mia ossessione! Per berlo, sono venuto
A baciare le tue labbra, in un incubo,
lungo notti di sgomento, impaurito.
Ed il mio bacio, allucinato, ardente,
si raffreddò sul marmo irreprensibile
di quelle gelide labbra socchiuse….
Di quelle labbra marmoree, discrete,
severe come un sepolcro chiuso,
serene come l’abisso chiuso del mare.
Camilo Pessanha

La sola cosa



La foresta nei colori d’autunno sopra la valle.
Un viandante arriva condotto qui da una mappa
O forse dalla memoria. Una volta, molto tempo fa, col sole,
Quando cadde la prima neve, passando di qua,
Provò gioia forte senza un perché,
La gioia degli occhi. Tutto era un ritmo:
Alberi che sfilavano, un uccello in volo,
Un treno sul viadotto, una festa del movimento.
Torna dopo anni e non chiede nulla.
Desidera la sola cosa preziosa:
Essere soltanto uno sguardo puro senza nome,
Senza aspettative, né paure, né speranze,
Per stare a quella soglia dove non c’è più io e non-io.
Czesław Miłosz

Ovunque

Ovunque mi trovo, in qualsiasi posto
su questa terra, nascondo di fronte a tutti la convinzione,
che  n o n   s o n o   d i   q u a.

Come se io fossi mandato ad assorbire il più possibile di
colori, gusti, suoni, profumi e sperimentare
tutto, ciò che è
destino dell’uomo, trasformare ciò che prova
in un registro magico e portarlo la, da dove
sono venuto.
Czesław Miłosz