…Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare… io dico che c'era un tempo sognato che bisognava sognare.

...solo un sogno, un'emozione...una nuvola...solo un alito di vento che ti sfiora, solo l'eco dei tuoi passi nella sera...

venerdì 20 dicembre 2013

Buone Feste


Auguro a tutti voi che mi seguite un Buon Natale e un sereno 2014. 
Che ci faccia stare tutti un po' meglio...

martedì 17 dicembre 2013

Tu parlavi una lingua meravigliosa

I sassi della stazione sono di ruggine nera.
Sto sotto la pensilina dove sventola adagio una bandiera.
In un campo una donna si china su due agnelli appena nati.
Striscia al vento nudo sopra il fuoco, il fuoco violento dei prati.

Un uccello, isolato, raccoglie sopra un vagone abbandonato
il cielo grande d’ottobre e gli strappa il fianco bianco e gelato,
intorno, dopo la notte, ci sono tronchi sporchi di mosto
e mille macchine in fila, laggiù, in un deposito nascosto.

Apro il giornale e provo a leggere per nascondermi un poco
mentre lei parla ad un uomo ed io riconosco il suo suono un poco roco.
Chiudo il giornale, la guardo, lei è voltata e non mi vede,
i capelli sono biondi e sono tinti; dunque lei alla vita non cede.

Vuoi guardarmi? Occhio della mente, occhio della memoria!
Una donna è vecchia quando non ha più giovinezza!
E ascolto la marea del cuore perché siamo vicini.
L’ho ritrovata per caso ma non è più una ragazza.

Vorrei chiamarla e dirle: le volpi con le code incendiate
non parlano ma gridano pazze fra gli alberi per il dolore.
Sediamoci per terra oppure là sopra panchine imbiancate,
sediamoci sopra un letto di foglie secche ed ascoltiamo il nostro cuore.

Ci siamo scordati e perduti, ti ritrovo adesso all' improvviso
dentro una piccola stazione in un giorno grigio d’ottobre;
tu non mi guardi neppure, io solo ho l’inferno nel cuore
perché la vita è una goccia che scava la pietra del viso.

Ogni mattina, ogni sera io parto e ritorno da solo
come il ragazzo che ero non posso più bruciare in un volo.
Il treno arriva, si ferma; la mia ombra sale parte scompare.
Io ti vedo giovane ancora come in un sogno dileguare.
 
Roberto Roversi


Tra i rami

Sotto la finestra, sul balcone, ci sono degli uccellini malridotti  
che si affollano attorno al cibo. Sono gli stessi, credo,  
che vengono tutti i giorni a mangiare e bisticciano.
"C'era un tempo, c'era un tempo"  
gridano e si beccano.  
Sì, è quasi ora.  
Il cielo rimane cupo tutto il giorno, il vento viene da ovest  
e non smette di soffiare…  
Dammi la mano per un po'.
Tienimi la mia. Così va bene.
Stringila forte.
C'era un tempo, in cui pensavamo di avere il tempo dalla nostra parte.
"C'era un tempo, c'era un tempo"
gridano gli uccellini malridotti.
Raymond Carver

Sintomi di astinenza

Io volentieri diserto. Strategia
o cara abitudine –
per questo davvero non c’è bisogno
di arrivare ai settanta.
Non rispondere a certe sollecitazioni
già a quindici mi sembrava
assolutamente opportuno.
Allora mi dicevo:
un po’ di distacco non nuoce.
Ritirarsi, affermano gli esperti,
è un’arte anche questa.
Andare all’attacco di interi eserciti
per il singolo ha poca speranza di riuscita,
se non in casi estremi.
Altri la vedono diversamente,
vanno volentieri al fronte,
con grandi strepiti combattono
battaglie perdute.
Non è sempre facile dire
cosa sia meglio. Io ad ogni modo
preferisco sottrarmi,
se è necessario, anche a me stesso. 
Hans Magnus Enzensberger

lunedì 16 dicembre 2013

Il grido

Sono abitata da un grido.
Di notte esce svolazzando
in cerca, con i suoi uncini, di qualcosa da amare.
Mi terrorizza questa cosa scura
che dorme in me;
tutto il giorno ne sento il tacito rivoltarsi piumato,
la malignità
Sylvia Plath

La dormiente

Quali segreti brucia nel cuore la mia giovane amica,
anima dalla dolce maschera, che aspira un fiore?
Di quali vani alimenti il suo naturale calore
fa l’irraggiarsi d’una donna dormiente?

Soffio, sogni, silenzio, invincibile pausa,
tu trionfi, o pace più potente d’un pianto,
quando l’onda grave del pieno sonno e l’ampiezza
cospirano sul seno d’una tale nemica.

Dormiente, mucchio dorato d’ombre e d’abbandoni,
il tuo spaventoso riposo è carico di tali doni,
o languorosa cerva lunga vicino a un grappolo,
che malgrado l’anima assente, agli inferi occupata,
la tua forma del ventre puro
che un braccio fluido ti vela,
veglia; la tua forma veglia,
e gli occhi miei sono aperti.

Paul Valéry

Il nuovo azzurro

Le sei del mattino.
Ho aperto la porta del giorno ci sono entrato
ho assaporato
l'azzurro nuovo nelle finestre
le rughe della mia fronte di ieri
sono rimaste sullo specchio
sulla mia nuca una voce di donna
tenera peluria di pesca
e le notizie del mio paese alla radio
vorrei correre d'albero in albero
nel frutteto delle ore
verrà il tramonto, mia rosa
e al di là della notte
mi aspetterà
spero
il sapore di un nuovo azzurro.

Nazim Hikmet

La mente non può dormire

La mente non può dormire, può solo giacere sveglia,
ingolfata, ad ascoltare la neve che si aduna
come per l'assalto finale.
Vorrebbe che venisse Cechov a somministrarle
qualcosa- tre gocce di valeriana, un bicchiere
d'acqua di rose- qualunque cosa, non importa.
La mente vorrebbe uscire di qui
fuori sulla neve. Vorrebbe correre
con un branco di bestie irsute, tutte denti,
sotto la luna, in mezzo alla neve, senza
lasciare traccia, neanche un' impronta, nulla.
È malata, stasera, la mente.
 
Raymond Carver

Mi ha fatto molto piacere

Mi ha fatto molto piacere e mi ha fatto anche molto male. Non avevo mai conosciuto in vita mia un piacere e un dolore simili, così fusi insieme. Prometto che non ti scriverò e che non cercherò di mettermi in contatto con te. Non ti importunerò mai più. A malincuore chiuderò la porta che ti ho aperto con tanta gioia. Ma se per qualche motivo deciderai di di tornare da me, devi sapere che in questa fase della mia vita ho bisogno della tua disponibilità più completa e della tua capacità di comprensione più profonda. Ho bisogno che tu fluisca liberamente verso di me, senza alcun ostacolo esterno. Ne ho bisogno come dell'aria che respiro. Se non puoi donarmi tutto questo, non venire. Davvero: non venire. Perché probabilmente mi sono sbagliata sul tuo conto...
Che tu sia per me il coltello - David Grossman

Quella notte la città era grigia

Quella notte la città era grigia.
L’ho vista attraverso il finestrino
dell’auto   il tempo ci permette di elaborare
i sogni al rallentatore
un uomo  e
una donna   e
la strada
nonostante
il loro autocontrollo odiano e amano
con grande intensità: lui
le ha preso il  braccio
e perché dovrei discutere
ciò che è evidente: tutto
è capitato certamente
e senza ritmo e lui
ha svitato la mano di lei
dalla sua estremità e dal contesto. Certo che il procedimento
è stato doloroso, però in silenzio.
Poi è scomparso per la strada
con la mano di lei nella sua
i sogni non hanno risposte
senza mano supplicando lei è caduta
sul marciapiede  supplicando
tendendo il suo polso senza sangue verso di me
ma adesso sono sogni e niente
sanguina
io
metto in moto l’auto e scompaio
per la strada.
Agneta Enckell

Il Signore dei sogni

Il Signore dei sogni non passa la sera
- come credevamo nei nostri infantili anni -
toccando con un’ala luminosa le nostre palpebre.
Il Signore dei sogni reca l’immacolato giorno.
Il suo abbraccio è tutta luce dell’alba. Schiude
l’ampio petto e gli scivolano le aure dalle mani,
per disegnare luminosamente i sogni: un monte,
un mare, un cristallo, un profondo pensiero.
Il Signore dei sogni cammina con noi
nella città e a lato delle tombe degli amanti.
Abita in noi, e se pensiamo a lui,
ci guarda indagatore e ci sorride.
È come se si meravigliasse di noi che all’improvviso
lo sentimmo - mentre sempre in noi abitò -
come quando qualcuno in un momento di silenzio ode il battito del cuore
e nuovamente si dimentica nel vano movimento.
Ghiorgos Gheralís

giovedì 12 dicembre 2013

Non ti dirò

Non ti dirò
che vorrei essere la sabbia
che accarezza i tuoi piedi nudi,
o i raggi di sole che scendono gioiosi
a dorare ancora di più
il puro miele che forma la tua pelle,
o l’acqua che la abbraccia con la sua spuma
o il vento che la bacia
e ti agita i capelli.
Ti chiedo solo di non lasciare
che il bacio e la carezza
della sabbia e delle onde,
della luce e dell’aria,
cancellino le mie orme
e il mio ricordo che ti segue
muta presenza inevitabile.
Ángel Augier

Residuo

Breve o lunga la vita, tutto
quello che viviamo si riduce
a un grigio residuo nella memoria.
Dei passati viaggi restano
le enigmatiche monete
che affermano falsi valori.
Dalla memoria spunta solo
una vaga polvere e un profumo.
Che sia la poesia?
Ida Vitale

martedì 10 dicembre 2013

Potresti essere con me

“C’è chi ti ruba l’aria e chi te la ridà, dosandola in quel modo così perfetto da insegnarti a respirare”
E così oggi ti dedico un pensiero. Piccolo piccolo. Impercettibile.
Potresti essere come me, cercare il perché di ogni cosa, stremata, fino a comprendere che non sempre c’è un perché a tutte le infinite domande che si affacciano alle finestre del tempo. E ogni tanto il dolore si trasforma in rabbia, e ogni tanto la rabbia si trasforma in dolore, e ogni tanto le parole perdono il loro significato originale per lasciare originale solo la nostra condizione del cuore.
E così oggi ti dedico un respiro, profondo e leggero, impalpabile.
Potresti essere come me, sentire la necessità di scrivermi nei momenti di estrema serenità. Per dimostrare che non è per necessità che vuoi assaggiare una vita ma per l’emozione di sapere che solo i morsi dell’amore levano la fame.
E così oggi ti dedico una canzone, lenta, sensuale, incalzante.
Potresti essere come me, mentre ti scopri a stonare con gusto le note esplosive della realtà.
E così oggi ti dedico un mattino, fresco, avvolgente, puro.
Potresti essere come me, con lo sguardo nel colore di un caffè a fumare previsioni del giorno senza che importi niente alla mente di sapere se piove oppure no, e nella musica della radio la traccia nascosta di un paradiso terrestre normale, niente alberi proibiti su cui lanciarsi per fare uno sgarro all’entusiasmo della quotidianità, alla pace di un ritorno dopo l’altro, senza curve d’assenza, senza picchi e ripartenze e addii traditi a riconferma di atti mancati.
Ma tu non sei come me.
Ma io ti volevo lo stesso con me.
A dedicarti la mia vita.
A farmi dire: vorrei stare in un altro posto ma non so dove e non saprei con chi se non ci fossi tu.
A farmi dire di quelle finestre aperte appena dietro la mia ombra che focalizzano lo sguardo sui paesaggi delle anime, su quelle ricchezze naturali che ci portano alla gioia e non hanno niente a che vedere con quello che possiamo comprare, perché la gioia non è artificiale, è nello spendere se stessi per qualcuno e nel trovare il proprio demone negli occhi dell’altro, come talento sconfinato d’amore ..

  Massimo Bisotti, da La luna blu

Solo per me

Me ne sto qui,
a lavorare,
mentre mi aspettavo che questa storia portasse un po' di calma,
che rimanere ad aspettare avesse
il piacere della tranquillità, della certezza.
Per il cumulo di piccole precauzioni già avute
si creasse un mondo ovattato,
una placenta dorata dentro cui muoversi.
 
E invece no,
mi ritrovo stordito
a dover far correre più veloce la mente per qualche soldo in più e
al posto dell'umana e borghese soddisfazione,
di quel piccolo onore sociale che mai ho avuto il piacere di provare,
guardo impaziente la mia borsa,
in basso a destra,
dove ho messo delle fotografie appena ritirate.
 
Continuo ad inciampare su lancette, ipotesi di traffico,
inconvenienti vari
mentre sono costretto a sorridere,
ad ammettere la sconfitta,
più di tutto
che ormai sarebbe già tardi per altre soluzioni,
per una strategia prudente e ponderata,
per quel briciolo di abitudinario tepore fatto di fumo, odori acri, gentilezze fragili,
per una camera deserta e poco illuminata.
 
Ho voglia di vederti arrivare
con la testa bassa,
rimanere seria e sorridere
solo all'ultimo istante,
allora aprire le braccia e le labbra
solo per me. 
Louis Ferdinand Celine

Ti offro

Ti offro strade difficili, tramonti disperati,
la luna di squallide periferie.
Ti offro le amarezze di un uomo
che ha guardato a lungo la triste luna.
Ti offro i miei antenati, i miei morti,
i fantasmi a cui i viventi hanno reso onore col marmo:
il padre di mio padre ucciso sulla frontiera di Buenos Aires,
due pallottole attraverso i suoi polmoni, barbuto e morto,
avvolto dai soldati nella pelle di una mucca;
il nonno di mia madre - appena ventiquattrenne -
a capo di un cambio di trecento uomini in Perù,
ora fantasmi su cavalli svaniti.
Ti offro qualsiasi intuizione sia
nei miei libri, qualsiasi virilità o vita umana.
Ti offro la lealtà di un uomo
che non è mai stato leale.
Ti offro quel nocciolo di me stesso
che ho conservato, in qualche modo -
il centro del cuore che non tratta con le parole,
ne coi sogni e non è toccato dal tempo,
dalla gioia, dalle avversità.
Ti offro il ricordo di una
rosa gialla al tramonto,
anni prima che tu nascessi.
Ti offro spiegazioni di te stessa,
teorie su di te, autentiche e sorprendenti notizie di te.
Ti posso dare la mia tristezza,
la mia oscurità, la fame del mio cuore;
cerco di corromperti con l'incertezza,
il pericolo, la sconfitta.
 
Jorge Luis Borges

Gli somiglia

Gli somiglia, certo,
questo piccolo schizzo a matita.
 
Tracciato in fretta a bordo della nave
un pomeriggio d’incanto.
Intorno a noi lo Ionio.
 
Gli somiglia. Ma io più bello lo rammento.
Fino alla sofferenza sensitivo,
il che gl'illuminava l’espressione.
A me appare solo più bello
ora che l’anima mia lo rievoca dal Tempo.
 
Dal Tempo. Son tutte molto vecchie queste cose –
lo schizzo, la nave, il pomeriggio.
Costantino Kavafis

sabato 7 dicembre 2013

Attesa

Ti aspetto sempre. L’erba è rugiadosa.
Anche gli alberi grandi
dalle fiere chiome aspettano. Io sono
rigido ma a volte vacillante. E’ buia
la notte per chi è solo.
Se tu venissi, si farebbe liscio
il prato: e il silenzio, gran silenzio.
Ma sentiremmo una musica notturna
misteriosa; sulle nostre labbra
i cuori canterebbero e lentamente
ci uniremmo, offerti al rosso ardore
di un altare profumato,
nell’infinito.
Attila Jozsef

Solo morire di giorno

Esalta il giorno le sue ali.

Bosco immenso, selva, leone o nube;
lentissima pupilla che quasi non si muove;
lagrima dolorosa dove brilla una stella,
dolore quasi uccello, iride tra la pioggia.

Il tuo cuore gemello del mio,
alta roccia da cui una breve figura
muove le braccia che quasi non vedo, ma che odo;
invisibile punto dove una tosse o un petto ancora anelo
giunge quasi sia l’ombra delle braccia perdute.

Il tuo cuore gemello come un uccello in terra,
come la palla in fuga che ha piegato le ali,
come due labbra sole che ieri sorridevano…

Una magica luna colore di basalto
esce di dietro il monte come una spalla nuda.
Era di piuma l’aria, la pelle la si udiva
come una superficie che un battello ferisce.

Oh cuore, cuore o luna, oh terra secca a tutto,
oh arena assetata che s’imbeve di un’aria
quando soltanto le onde gialle son acqua!

Acqua o luna è lo stesso: ciò che sfugge alla mano,
linfa che mentre goccia sopra la fronte fredda
imita a un tratto labbra o una mente ascoltata.

Voglio morir di giorno, quando la luna bianca,
bianca come quel velo che cela solo aria,
voga senza sostegno, senza raggi, una lamina,
come una dolce ruota che non può dare gemiti,
infantile e castissima nel sole clamoroso.

Voglio morir di giorno, quando amano i leoni,
allorché le farfalle volano sopra i laghi,
quando la ninfea emerge da un’acqua verde o fredda,
fiore assonnato e strano nella luce rosata.

Voglio morire al limite degli ampi boschi estesi,
dei boschi che levano le braccia.
Quando canta la selva in alto e il sole brucia
capigliature, pelli o un amore che annienta. 
Vicente Aleixandre

Colloquio siderale

-Ti ho adorato tanto stanotte!
-Mi hai adorato in assenza.
-Ti ho baciato tanto stanotte!
-Mi hai baciato in assenza.
- Ti ho guardato tanto stanotte!
- Mi hai guardato in assenza.
-Ti ho adorato
senza pensare alla tua forma.
Ti ho baciato
senza sfiorare il tuo viso.
Ti ho guardato
senza sguardo e senza sole.
- E com’è possibile, amata?
- Chiedilo alla nuvola
che ha attraversato il mio sogno e si è posata sulla tua anima.
- Che si è posata sulla mia anima?
- Soffiata dalla brezza, con l’ultima nota
della mia vita in canzone...
- E la brezza? Che ha fatto
quando ti ha sentito nei suoi prati?
- Con occhi turbati
ha contemplato la mia invasione...
- E non ha cercato di baciarti?
- Le sue labbra non hanno raggiunto
il mio cuore in fiore.
Voglio vedere il mio viso
nel sorriso dell’acqua,
con te nell’emozione...
- E così sei arrivata, amata?
- Così ho visto la tua anima,
ti ho baciato il sorriso,
e ho adorato la tua illusione...
Julia De Burgos

Qualcosa che resti

Qualcosa che resti su di me,
un abbaglio dal tuo volto,
perché brillino di bellezza i miei occhi.
Qualcosa che resti del tuo sguardo
nel mio sguardo, come ombra.
Intrecciando le mie palpebre con le tue
in uno sguardo chiuso per vedere diversamente.
Ch’io baci le tue labbra per essere baciato.
Ghiorgos Thèmelis

venerdì 6 dicembre 2013

Non appassiscono i baci

Non appassiscono i baci
come i fiori dell’albero di fuoco,
né mi crescono baccelli sulle braccia;

ma sempre rifiorisco
con questa pioggia interna,
come i cortili verdi di maggio
e rido perché amo il vento e le nuvole
e il passo degli uccelli canori,
e sebbene io resti impigliata nella rete dei ricordi,
coperta d’edera come le antiche muraglie,
continuo a credere nei sussurri serbati,
nella forza dei cavalli selvaggi,
nel messaggio alato dei gabbiani.
Credo nelle radici innumerevoli del mio canto. 
Gioconda Belli

Io che come sonnambulo cammino

Io che come un sonnambulo cammino
per le mie trite vie quotidiane,
vedendoti dinanzi a me trasalgo.
Tu mi cammini innanzi lenta come
una regina.
Regolo il mio passo
io subito destato dal mio sonno
sul tuo ch'è come una sapiente musica.
E possibilità d'amore e gloria
mi s'affacciano al cuore e me lo gonfiano.
Pei riccioletti folli d'una nuca
per l'ala d'un cappello io posso ancora
alleggerirmi della mia tristezza.
Io sono ancora giovane, inesperto
col cuore pronto a tutte le follie.

Una luce si fa nel dormiveglia.
Tutto è sospeso come in un'attesa.
Non penso più. Sono contento e muto.
Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo. 
Camillo Sbarbaro

Era la notte un bacio

Forse se ascolti, al limite del giorno,
brulla di pietra perché splenda il cielo
straniero delle rondini, la patria
torna nel canto che pareva amore.
Torna dai lumi del veliero il mondo,
parola che stupì, come nel soffio
caldo del vento era la notte un bacio,
un cuore appena franto dal suo bene.
Alfonso Gatto

giovedì 5 dicembre 2013

Incantesimo

Ti ho versato nel bicchiere
una manciata di capelli bruciati,
perché tu non mangi, non canti,
non beva, non dorma.
Perché la giovinezza non ti sia gioia,
perché lo zucchero non ti sia dolce.
Perché tu non te la intenda nel buio della notte
con la giovane moglie.
Come i capelli tuoi d'oro
sono divenuti cenere grigia,
così gli anni miei giovani
diventeranno bianco inverno.
Perché tu diventi cieco-sordo,
perché ti dissecchi come il muschio,
perché ti dilegui come un sospiro.
 
Marina Cvetaeva

La città

La città non esiste
se non dove un albero dai capelli
neri scivola via, come una donna
annegata nel cielo caldo. Tace,
la città. Bolle la notte, con dieci
e una stella. Oh notte stellata,
stellata notte! È così che voglio
morire.
Si muove. Sono tutti quanti vivi.
Quando la luna rompe le catene
arancioni che la legano e spruzza
bambini dai suoi occhi, come un dio,
il vecchio serpente, senza esser visto
divora le stelle. Oh stellata notte,
notte stellata! È così che voglio
morire:
in questa strisciante bestia notturna,
risucchiata tutta dentro nel grande
drago, separata
dalla mia vita senza una bandiera,
senza pancia
né grido. 
Anne Sexton

Disarmonia prestabilita

Per ognuno di quelli che spaccano
la loro bottiglia di birra in testa a un tamil
al pronto soccorso c’è un chirurgo
che ricuce i crani.
E viceversa.
Per ogni cercamine
che rischia la pelle
un mercante d’armi.
E viceversa.
Per ogni stupratore una donna
con in mano il coltello da carne,
per ogni assistente sociale un neonazi,
per ogni stipendio alto
un’inchiesta tributaria, per ogni mostro
una soave madonna, e viceversa.
Ah, ha il suo bel daffare
ognuno di noi.
E non s’intravvede una fine.
 
Hans Magnus Enzensberger

L'occhio del firmamento

Se l’occhio solare del firmamento
potesse darti il gelo del mio cuore
perché io non ti vedo
e tenebra mi sembra la luce
e ancora la luce tenebra
se io potessi spingere il vascello della mia ira
contro il solo tormento
che sei tu mio scoglio,
e avvolgerti dentro le vele
di una grande carezza,
la mia disperazione diventerebbe fango,
il mio fango diventerebbe preghiera.

Alda Merini

mercoledì 4 dicembre 2013

Io non vorrei crepare

Io non vorrei crepare
senza aver visto *almeno* i cani messicani neri
che senza sognare dormono a ciel sereno;
senza aver conosciuto ai tropici le voraci
scimmie divoratrici (le scimmie a culo nudo).
O anche i ragni argentati dai serici nidi felici
di spruzzi traforati.
No, non vorrei crepare ignorando se la presunta
monetina che spunta sotto la faccia della luna
stia a nascondere una seconda faccia a punta.
Se - dopo gran riflessioni - il sole e' freddo.
Se le famose quattro stagioni
son proprio quattro e non tre.
Senza aver passeggiato per il corso in vestaglia
guardando fissa la marmaglia dei guardoni.
Senza aver ficcato i miei *coglioni*
in ogni posto vietato.
 
Io non vorrei finire senza sapere la lebbra
(beh, si fa per dire)
o almeno la febbre dei sette mali che
più o meno certamente si acchiappano laggiù:
resterei indifferente al bene e al male
purché di tutta questa vasta delizia
l'assoluta primizia
fosse riservata a me.

E poi non basta, c'e' tutto ciò che conosco,
che ho imparato ad amare: il fondo verde bosco
del mare dove le alghe sottili gareggiano nel
disegnare onde di valzer sugli arenili.
E ancora la terra, che a giugno crepita e sbotta
di odori, e le conifere, e un semplice pugno d'erba...
 
... e i baci di quella! Si, insomma quella, signori.
Ursula.
Ursulotta. La più bella orsacchiotta
fra tutte le orse maggiori.
Quella per la quale proprio non vorrei crepare
senza averla avuta tutta. Goderla la bocca nella bocca,
i bei seni nelle mie mani, poi con gli occhi il resto e...
Basta! Questi son fatti miei. Si, taccio.

Morire? Non posso, come faccio? ( come si fa? )

Come vuoi crepare senza che ancora si siano inventate
le cose che contano: le rose eterne, le giornate di un'ora,
i monti marini e le spiagge, beh, le spiagge montagnose.

La cuccagna finiti tutti i tormenti, i quotidiani
splendenti di colori, i bambini contenti e tutti i trucchi
ancora dormenti dentro i crani stipati di ingegneri ingegnosi,
socialisti associati, urbanisti urbanizzati e pensatori pensosi

Io non vorrei finire senza sapere la lebbra
Dio, quante cose da fare,
da intendere e volere
da contare e aspettare,
 
Mentre la fine già avanza in notti sempre più nere.
Striscia, con la schifosa sembianza di un rospo.
Eccola, non c'e' pi scampo.
Gli occhi nei miei...
 
No, proprio no,
in non verrei crepare,
nossignori, nossignore,
non senza aver fatto conoscenza
del sapore tormentoso di cui sono geloso e goloso.
Il sapore pi delicato che si possa sentire.
Il più forte.

Io non vorrei crepare.
Senza aver gustato il gusto della morte.
Boris Vian

Stanco di aver sofferto

Stanco di aver sofferto e, più, di avere amato, dopo avermi
stregato con le sue lontananze, serra il suo cerchio eguale
la vita intorno a me. Che l’orizzonte è chiuso, il mio sogno
lo avverte e mesto si ripiega in se stesso e stupisce.
Ascoltando il patetico autunno chissà non soffochi
un singhiozzo o non trattenga un canto austero come l’ora
e, come questa, incerto. Non lo sapeva, il cuore;
ma era ad una svolta.
Marcel Proust

Immagine

S'entro l'anima mia guardo talora,
gli antichi dì, l'antico amor sognando,
veggo l'immagin tua che tremolando
fra quei gorghi si accende e s'incolora.
Veggo l'immagin tua che dolcemente,
in un raggio di sol, come specchiata
da una falda di cheta acqua lucente,
parla con gli occhi e ride innamorata.

Arturo Graf

Non disfare la luce

Non disfare la luce...
                               Lasciare
che l'ora malvagia corra
finché cada da sola
sotto l'acacia in fiore dell'amore,
sotto il cielo stellato dell'idea.

Niente vale la gioia
di comprendersi, infine, sotto la fronte buona,
il cuore buono.
                        Poi,
in un ritorno lento e sorridente,
ricoprire con anima fiorita
le fosse a metà aperte
e pigiarvi le rose
- tutte le rose, ché
l'anima ben potata
non cesserà di darne!-
 
Juan Ramòn Jiménez

Mai altra che te

Mai altra che te a dispetto di stelle e solitudini
A dispetto di mutilazioni d'albero all'arrivo della notte
Mai altra che te proseguirà il mio stesso cammino
Più t'allontani più s'allunga la tua ombra
Mai altra che te saluterà il mare all'alba quando vagabondo esausto io uscito da foreste tenebrose e     cespi di ortiche camminerò verso i flutti
Mai altra che te poserà la mano sulla mia fronte e sugli occhi
Mai altra che te dico no alla menzogna e all'infedeltà
Tu puoi spezzar la cima di questa nave all'àncora
Mai altra che te
Prigioniera nella gabbia l'aquila rode lenta le sbarre di rame grigioverde
Che evasione!
È la domenica cifrata dal canto degli usignoli nei boschi verde tenero il cruccio delle bambine di fronte a una gabbia dove un canarino si agita mentre nella via solitaria lentamente il sole l'esile linea sposta sul marciapiede caldo
Altre linee passeranno
Mai altra che te
Ed io solo solo come l'edera appassita dei giardini di periferia solo come il bicchiere
E mai altra che te
Robert Desnos

Tu mi suicidi

Tu mi suicidi, così dolcemente.
Eppure ti morirò un giorno.
Io conosceremo questa donna ideale
e lentamente nevicherò
sulla sua bocca.
E forse pioverò anche se faccio tardi,
anche se volgo al sereno.
Noi amate così poco i nostri occhi
E crollerà questa lacrima
senza ragione,  ben inteso,
e senza tristezza.
Senza.
Robert Desnos

Io sono orgoglioso

Io sono orgoglioso
di questo
miglio metallico;
vive in esso
s'innalzano le mie visioni:
invece di stili
lotta
per le costruzioni,
calcolo rigoroso
di bulloni
e d'acciaio.
Se
verrà
la fine del mondo
e il nostro pianeta
dal caos
sarà disgregato
e se d'ogni cosa
resterà solo questo
ponte impennato

la polvere dello sfacelo,
allora,
come da ossetti
più esili di aghi
crescono
i pangolini
nei musei, con questo ponte
il geologo dei secoli
saprà
ricostruire
i giorni del presente.
Egli dirà:
"Questa
zampa d'acciaio
collegava
mari,
e praterie,
di qui
l'Europa
si slanciava verso l'Ovest,
gettando
al vento
le piume degli indiani". 

Vladimir Vladimirovic Majakovskij


Ma voi potreste?

A un tratto impiastricciai la mappa dei giorni prosaici,
dopo aver schizzato tinta da un bicchiere,
e mostrai su un piatto di gelatina
gli zigomi sghembi dell'oceano.
Sulla squama d'un pesce di latta
lessi gli appelli di nuove labbra.
Ma voi
potreste
eseguire un notturno
su un flauto di grondaie?
 
Vladimir Vladimirovic Majakovskij (1913)
 

domenica 1 dicembre 2013

Forse invecchio

Forse invecchio, se ho fatto un lungo viaggio
sempre seduto, se nulla ho veduto
fuor che la pioggia, se uno stanco raggio
di vita silenziosa... (gli operai
pigliavano e lasciavano il mio treno,
portavano da un borgo a un dolce lago
il loro sonno coi loro utensili).
Quando giunsi nel letto anch’io gridai:
uomini siamo, più stanchi che vili.
 
Sandro Penna

Amore a prima vista nasce, vive,cresce e si perpetua

Dieci anni della vita mi ha rubato
in fuga sorda e rapida il sole cocente,
dopo aver visto nei tuoi occhi Oriente
in bellezza, mia Lìsida, ancora raddoppiato.
Dieci anni nelle vene ho conservato
il dolce fuoco che alimento, assente,
con il mio sangue.Dieci anni  nella mente
le tue luci imperiose hanno regnato.
Basta una sola volta la bellezza;
che una volta veduta eternamente accende,
ed impressa nell'anima eternamente dura.
Fiamma che vita immortale trascende
Non teme con il corpo sepoltura,
né il tempo l'appassisce né l'offende.
Francisco De Quevedo

Lasciami

No, per favore, lasciami;
inutilmente così bella e giovane
vorresti darmi nuova vita al cuore:
non vedi forse la mia tristezza
che la mia fronte pallida e senza giovinezza
non deve più sorridere all'amore?
 
Quando l' inverno dal gelido respiro
raffredda il seno dei fiori sbocciati
che splendono sui prati, chi mai
potrebbe rendere alla foglia morta
tutti i profumi che la brezza porta
e i suoi splendori dileguati ormai?
 
Oh! se ti avessi incontrata
Quando la mia anima inebriata
palpitava di vita e di amori,
con che trasporto, con quale ebbrezza
avrei accolto l'incanto di un sorriso
che avrebbe offerto ai giorni la pienezza!
 
Ma oggi ormai,  mia giovane fanciulla,
il tuo sguardo è per me come la stella
che risplende negli occhi sgomenti
dei marinai che stanno naufragando,
e proprio quando si placa la tempesta
la barca si inabissa con gli alberi spezzati.
 
No, per favore, lasciami;
inutilmente così bella e giovane
vorresti darmi nuova vita al cuore:
su questa fronte pallida e senza giovinezza
non vedi dunque come la tristezza
ha messo in fuga speranza ed amore?
Gerard De Nerval